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Il contesto
Lo stadio San Siro, ufficialmente Stadio Giuseppe Meazza, è da decenni uno dei simboli sportivi e
architettonici d’Italia. Con il passare del tempo ha però mostrato limiti infrastrutturali e funzionali
rispetto agli impianti moderni: costi di manutenzione elevati, difficoltà di adeguamento agli
standard internazionali e crescente pressione per dotarsi di strutture più efficienti dal punto di vista
commerciale e operativo.
Negli ultimi anni il dibattito sul futuro di San Siro si è intensificato: ristrutturare l’impianto attuale
o costruirne uno nuovo, in linea con le esigenze contemporanee? Milan, Inter e Comune di Milano
hanno avviato proposte e dialoghi per un restyling complessivo dell’area.

La svolta: la delibera comunale del 30 settembre 2025
Nella notte tra il 29 e il 30 settembre 2025, dopo una seduta del Consiglio comunale durata quasi
dodici ore, è stata approvata la delibera per la vendita di San Siro e delle aree circostanti ai club
Milan e Inter. Il voto si è concluso con 24 sì, 20 no, nessun astenuto e due assenti. Forza Italia ha
dato il proprio sostegno, contribuendo a sancire una svolta per l’impiantistica sportiva in Italia: una
decisione bipartisan nell’interesse della città di Milano e del Paese.
Il prezzo stabilito per la cessione è di 197 milioni di euro. Il vincolo è che i club realizzino un
nuovo stadio moderno, demolendo gran parte dell’attuale impianto ma salvaguardandone le parti di
maggior valore storico.
La delibera ha suscitato forti tensioni politiche: nella stessa maggioranza sette consiglieri hanno
votato contro, mentre critiche sono arrivate soprattutto da ambienti ecologisti e dai Verdi. Non meno
controverse le modalità di approvazione: un subemendamento “tagliola”, votato in piena notte, ha
infatti fatto decadere numerosi emendamenti e ridotto lo spazio di discussione.
Un passaggio che segna, nella città dei “Promessi sposi”, una svolta storica per il calcio italiano
dopo oltre vent’anni di attese e dibattiti.

Il progetto del nuovo stadio
Il progetto prevede una capienza stimata di 71.500 spettatori e uno stile moderno e funzionale,
sviluppato in collaborazione con studi internazionali come Foster Partners e Manica. Attorno
all’impianto sorgeranno spazi commerciali, residenziali e pubblici, come già avviene da anni in
altre città europee.
Il nuovo stadio rappresenterà un volano non solo sportivo ma anche finanziario, consentendo ai club
di valorizzare i propri asset. San Siro rimarrà operativo fino al completamento della nuova struttura,
la cui scadenza è fissata per gli Europei del 2032: l’Italia potrà così ospitare il torneo in un impianto
all’avanguardia, realizzato grazie all’investimento diretto delle società calcistiche.

I punti critici e le resistenze
Tutela storica e vincoli: San Siro ha un forte valore simbolico e la sua parziale demolizione
incontra vincoli di tutela.
Impatto su quartiere e cittadini: comitati e associazioni hanno sollevato dubbi su traffico, verde
urbano e fruibilità degli spazi, a fronte però di nuove opportunità occupazionali e immobiliari.
Tempi e costi: il percorso richiede iter burocratici complessi, autorizzazioni, finanziamenti e
garanzie tecniche. È indispensabile un cronoprogramma chiaro e trasparente.

Le opportunità
Modernizzazione e competitività internazionale: il nuovo impianto consentirà di attrarre eventi
globali, finali europee e di offrire infrastrutture di alto livello.
Valorizzazione urbana: la riqualificazione genererà spazi pubblici, verde e servizi, migliorando
la qualità della vita nel quartiere.
Sostenibilità: il progetto potrà integrare soluzioni di efficienza energetica e mobilità sostenibile.
Valore economico e immobiliare: l’investimento porterà benefici economici e incremento delle
attività commerciali.

Verso il futuro
“Abbiamo fatto l’Italia stanotte, ora facciamo gli Italiani”. È con questo spirito che Milano guarda
avanti. La delibera approvata rappresenta un passaggio storico, destinato a riecheggiare in Europa e
nella UEFA: l’Italia, spesso vista come “immobile”, ha dimostrato di sapersi muovere.
Al di là delle divisioni politiche, resta l’orgoglio di una città che rivendica il proprio spirito
ambrosiano, città del fare e motore d’Europa, decisa a non restare indietro.
Il percorso ora entra nella fase più delicata: presentazione dei progetti, ottenimento dei permessi,
reperimento dei finanziamenti e trasparenza gestionale. Milano, con la sua comunità, seguirà ogni
passo con attenzione, consapevole che la trasformazione di San Siro segnerà una pagina decisiva
nella storia dello sport e dell’urbanistica italiana.